Margareth aveva una vita piena di esigibili miglioramenti, ma aveva l’abitudine di lamentarsi dei proprio problemi, costruendoci intorno un’enorme aura di preoccupazioni ed inutili ansie.
Quel giorno passeggiava con la sua amica Clara nel parco della città. Aveva in volto i sorrisi finti di chi simula una soddisfazione fin troppo esagerata da sembrar vera. Proprio mentre stava per sfoderare uno dei suoi sorrisi migliori, immerse la propria faccia in un’invisibile ragnatela, sagacemente tessuta tra due rami di alberi adiacenti. Dopo un urlo inpregnato di disappunto, iniziò a muovere confusamente le mani sul volto, per tirar via quella fitta tela dal naso.
-Non me ne va mai bene una!- esclamò e il suo debole castello di carte della gioia inizió a scricchiolare, sotto il peso della falsità, finché non esplose e sbottó:
-Non è vero che sono felice, Clara, non è vero! Lo so, ho un marito splendido e due bambini meravigliosi, ma la vita da casalinga mi umilia. Ho gettato i miei studi al vento, i miei sogni e sono perennemente insoddisfatta-
-Mi dispiace…avresti potuto parlarmene prima-
-È difficile ammettere i propri fallimenti. La vita è un po’ come quella dannata ragnatela, vile e codarda, invisibile e pericolosa, attanaglia tutti i sogni che sono in volo, li blocca lì e li lascia irrealizzati. Lì muoiono e con loro la persona che li portava con sé-
Con fare risoluto Clara rispose immediatamente:
-Hai ragione sai, Margareth, ognuno di noi ha la sua ragnatela, chi con una trama fitta, chi con una larga e debole, tanto da far passare tutti i propri sogni, o quasi. C’è una cosa che dimentichiamo però-
-Cosa?-
-Se esiste un ragno quello siamo noi, non la vita. Siamo noi a costruirci sovrastrutture che annebbiano la mente e hanno la meglio persino sulla nostra volontà. Cosa desideravi fare?-
-Ho studiato per diventare avvocato. Mi sarebbe tanto piaciuto farlo-
-Cosa te lo ha impedito?-
-Sono arrivati presto i bambini, sai… Mi ero appena laureata e qualcuno doveva pur badare loro. Due gemelli, all’improvviso, dovevo pensare solo a loro-
-È la verità o questa è la ragnatela che hai tessuto per giustificare il tuo fallimento?-
-Beh i bimbi sono arrivati, è innegabile-
-Ma avresti potuto cercare un lavoro, magari anche dopo averli svezzati?-
-Forse sì, non lo so-
-Quanti anni hai?-
-Lo sai, 28-
-Cosa aspetti, il tuo sogno non è morto, è ancora intrappolato nella tua ragnatela. Con un bel colpo di coraggio puoi romperle. Liberalo e lascialo volare-
-Ma…-
-Silenzio, ogni “ma” è un altro filo della ragnatela, ogni “e se” un suo nodo e così non smetterai mai di infittirla. Sii libera-
-Vorrei…-
-Vuoi e puoi-